Zuppa valpellinese di cavolo e fontina

Conosci il segreto della Seupa Valpellinenze?

Pubblicazione: 23/02/2024

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La zuppa valpellinese è un piatto tipico valdostano cotto al forno.  Si compone a strati, alternando fette di pane bianco secco, foglie di cavolo verza e fontina o formaggio valdostano. Il pane si rosola nel burro e il tutto si bagna generosamente con qualche mestolo di brodo di carne o di verdura.

Questa zuppa, povera ma sostanziosa, si cuoce in forno, dove rosolerà gonfiando leggermente e formando una deliziosa crosticina in superficie.

La Valpellinese è un piatto unico di montagna, che riscalda e corrobora dopo una giornata impegnativa.

In Valle d’Aosta si consuma tutto l’anno e tutti i ristoranti tipici lo propongono in menù. La sua valle d’origine è la Valpelline, una valle minore incontaminata e bellissima, che si biforca in valle di Ollomont e valle di Bionaz.

L’ultimo fine settimana di Luglio a Valpelline, capoluogo della valle, si svolge la sagra della Seupa Valpellinenze, ed è proprio lì che ho mangiato la valpellinese migliore dove ho rubato i segreti della ricetta tradizionale.

Dettagli della ricetta

Difficoltà:

media

Costo:

medio

Metodo di cottura:

  • Fornello
  • Forno

Stagionalità:

  • autunno
  • inverno

Ingredienti della ricetta

Per questa zuppa si adopera il pane secco, tradizionalmente bianco, ma andrà bene anche integrale o di segale

  • Ingredienti

    • Pane bianco a fette:

      500 g

    • Cavolo verza:

      1 (1 kg circa)

    • Fontina o formaggio valdostano:

      500 g

    • Dado da brodo di ottima qualità, di carne o vegetale a seconda dei gusti:

      1

    • Burro:

      150 g

    • Cannella in polvere:

      una spolverata

Strumenti necessari

Per preparare la zuppa valpellinese occorre una pirofila dai bordi abbastanza alti. Sono perfette anche le piccole pentoline in terracotta monoporzione, o qualunque altra cocotte che sia adatta per il forno.

Consigli per gli acquisti

  • pentoline monoporzione in terracotta

Andiamo a cucinare

  • 1. Fase

    Affetta il pane nel modo più regolare possibile, imburralo leggermente e mettilo nel forno caldo per circa dieci minuti, in modo che il burro possa sciogliersi.

    Lava la verza e, dopo aver inciso il torsolo inferiore con un coltellino, cerca di sfogliarlo come faresti con una lattuga.

    Togli la crosta al formaggio e taglialo a fette regolari o a listarelle.

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  • 2. Fase

    Metti sul fuoco una pentola bassa e larga con una discreta quantità di acqua calda in cui scioglierai il dado che hai scelto. Appena l’acqua è calda sbollenta le foglie di verza per pochi minuti. Procedi adagiando nell’acqua calda due o tre foglie per volta, poi raccoglile con una schiumarola e allargale su un piatto abbastanza grande, in modo che non si rompano. Conserva il brodo che servirà poi per bagnare la zuppa.

    Fai il conto delle foglie che ti serviranno per avere tre strati, in base alla pirofila che hai scelto. È probabile che avanzi il cuore della verza, che potrai conservare e adoperare diversamente.

  • 3. Fase

    Siamo pronti per il montaggio:

    imburra la teglia che hai scelto e adagia sul fondo una foglia di verza, aggiungi una fetta di pane (o più se la pirofila fosse più grande), aggiungi il formaggio e qualche fiocchetto di burro. Prosegui stratificando gli ingredienti principali, tre strati sono, secondo me, la giusta altezza della zuppa. Finisci con pane e formaggio.

    Se stai preparando in anticipo non aggiungere il brodo, ma copri la pirofila e conserva tutto fino al momento in cui accenderai il forno.

     

  • 4. Fase

    Accendi il forno e porta la temperatura a 180°, scalda il brodo fino ad averlo tiepido e bagna la zuppa con diversi mestoli. Non troppo brodo o il pane galleggerà nel liquido, non troppo poco o la zuppa resterà asciutta e non gonfierà in cottura. Il giusto equilibrio del brodo è fondamentale ma, purtroppo, non so darti l’indicazione perfetta: diciamo che per ogni monoporzione potrebbe bastare un generoso mestolo, per una pirofila da quattro o più porzioni, ne aggiungerei almeno tre o quattro.

    Inforna per circa 20 minuti. Nel frattempo sciogli un pezzetto di burro in un pentolino, in modo da averlo pronto. Quando la zuppa sarà rosolata in superficie e ben gonfia, sfornala, bagna la superficie con il burro fuso, spolvera con la cannella e servi!

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I segreti della Regina

La valpellinese è molto semplice, in Valle d’Aosta si prepara in tutte le famiglie e in tutti i ristoranti e, di conseguenza ha molte varianti: qualcuno usa il pane nero, qualcuno usa il brodo della verza e non le foglie, qualcuno evita la cannella.

Io uso la ricetta tradizionale, con pane bianco secco o ben tostato (no pan carré, ti prego!), aggiungo le foglie di verza senza esagerare, burro buono e formaggio valdostano: costa molto meno ed è buono come la fontina, anzi è fontina non marchiata perché non tutte le forme escono perfette e vengono marchiate.

I suoi segreti quindi?

  • Il brodo: la tradizione lo vorrebbe di carne, ma il brodo in cui sbollenti il cavolo, se aggiungi una foglia di alloro, pepe nero in grani e ginepro, andrà benissimo. In alternativo aggiungi all’acqua della verza un buon dado vegetale. Attento però alla quantità di brodo, non troppo, o il pane galleggerà come un canotto in mare. Non troppo poco o la zuppa sarà asciutta e non gonfierà in forno.
  • La stagionatura del formaggio: non scegliere una formaggio troppo dolce. Chiedi un assaggio e cerca una media stagionatura che possa regalare alla tua zuppa il giusto profumo di malga e di fieno. Non sostituire la fontina con altri formaggi, se lo farai, otterrai una buona zuppa, ma non quella.
  • La cannella è il vero segreto, non rinunciarci! Quella leggera spolverata di cannella sul burro fuso a fine cottura fa tutta la differenza.
  • Ultimo segreto: le montagne, l’acqua, il sole e la neve della Val d’Aosta.

 

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Quattro chiacchiere in cucina

La seupa valpellinenze è un piatto povero a base di ingredienti di recupero, che si preparava in Val d’Aosta, sulle montagne, con quel che c’era. Il pane bianco non si può sprecare, il cavolo cresce anche sotto la neve, e il formaggio valdostano (il mio preferito) altro non è che la stupenda fontina di montagna, non marchiata. L’alchimia di questo piatto è perfetta, un connubio di sapori molto migliore di quel che posso descrivere. La cucina contadina e gli ambienti estremi, come la montagna, favoriscono a mio parere la buona riuscita di piatti semplici, negli ingredienti e nella preparazione, e perfetti dal punto di vista nutrizionale: carboidrati, verdura, proteine e grassi.

Inoltre so per esperienza che dopo una passeggiata al freddo o una bella sciata in inverno, la valpellinese scalda e consola anche i più stanchi, In estate, quando finalmente arrivi al rifugio con il tuo panino nello zaino, se sulla lavagna del menù c’è scritta la zuppa, il panino tornerà a valle ancora intatto.

Insomma la zuppa valpellinese è un piatto unico anti spreco che bisogna assaggiare!

 

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